sabato 27 novembre 2010

from yuppies to DJs


Re-..................(2010)
From yuppies to DJs
di Enrico Forestieri

Quali sono i nostri margini e strumenti operativi nel contesto attuale?
Quali sono le strategie di progetto oltre il mito delle avanguardie e delle utopie, del progresso infinito, della crescita illimitata e della sovrabbondanza di risorse materiali?
Novità, Creatività, Qualità, Eccellenza e Sostenibilità sono (ancora) paradigmi validi per la progettazione futura o sono ormai compromessi dalla stretta relazione con i “miti” recentemente sepolti?
Se siamo pessimisti non ci resta che accogliere la proposta di Hawking (http://bigthink.com/ideas/21570) e abbandonare definitivamente la Terra.

Potrebbe sembrare paradossale eppure, se accettiamo come liberatorio il superamento della condizione oggettuale della nostra disciplina e dell’ansia creativa ad essa associata, viviamo una situazione estremamente favorevole.
- Disponiamo di un repertorio formale pressochè infinito, ampliatosi a ritmo esponenziale con il superamento della condizione di necessità e con il consolidarsi della società iperconsumista.
- Possiamo accedere pubblicamente e manipolare un numero sempre crescente di banche dati sempre più dettagliate fino ad arrivare al livello di informazione non aggregata.
- Si stanno consolidando prassi inclusive, tese all’estensione di diritti ben oltre i gruppi canonici; per questo, sta rapidamente sfumando il limite tra umano e non umano.

Tre punti che al contempo ampliano campi di attuazione, ricalibrano strumenti di indagine e ridefiniscono strategie d’intervento.
Traslando Bourriaud [Postproduction (2004); Adriana Hidalgo editora] al nostro ambito, il movente architettonico non è più il valore di novità, ma l’uso che possiamo attribuire alla massa caotica di oggetti, nomi e referenze che costituiscono il nostro intorno.
Un’attitudine postproduttiva consiste nell’invenzione di protocolli di uso per le strutture formali esistenti. Si tratta di entrare in possesso di tutti i codici culturali, di tutte le formalizzazioni della vita quotidiana, di tutte le opere del patrimonio mondiale e farli funzionare.
La finalità di tale operazione non è interrogarsi retrospettivamente su forme e significati passati, quanto mettere a punto strategie per abitare le stesse forme producendo effetti completamente differenti. In una frase, “appropiandosi” di Wittgenstein: Don’t look for the meaning, look for the use.

Con leggero ritardo rispetto a DJ Shadow e al suo interamente “sintetico” Endtroducing, ci siamo convertiti anche noi in DJ, in semionauti, che immaginano vincoli e relazioni coerenti tra ambiti lontani ed eterogenei.
Ci concentriamo sulla messa a punto dell’ordine e della modalità in cui i frammenti risuonano nel nuovo contesto e in come scivolano uno nell’altro, rappresentando allo stesso tempo un prodotto, uno strumento e un supporto.
É un approccio fondamentalmente infrastrutturale nella misura in cui accorda alla riprogrammazione e rifunzionalizzazione delle transizioni la gestione della risignificazione dell’insieme dei frammenti selezionati.

Ancora sicuri di voler seguire Hawking?